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Effetto Memoria: Fright Night vs. A bout de souffle vs. Super 8

Sorvoliamo, gente, sorvoliamo.
ATTENSIONE SPOILERSS rosso ambrato.
Sono tre film, siete avvertiti.

Il primo film di oggi parla di vampiri, belle sorchette e ragazzetti che rinnegano tutto pur di averne una fetta. Di sorca. Signori e signore, stiamo parlando di Fright Night.

Per la prima volta in questo blog, a memoria d'uomo e non contando quel paio di volte in cui s'è parlato di Ligabue, siamo davanti a un- udite, udite -  remake.
Ma c'è un grosso 'ma' (ergo un MA). Io l'originale non l'ho visto. Quindi non sto neanche a disturbarmi a guardarlo, o a guardare altri film del regista del suddetto, Craig Gillespie. Vi parlo del (qui) presente.

Il buon Charlie Brewster (d'ora in poi C. Bbbiuste, o solo Bbiuste) vive una vita ai limiti della perfezione. Va al college, abita in una casetta borghesuccia in una cittadina vicino a Las Vegas, sta con una che annullerebbe con lo sguardo qualsiasi vasectomia (Imogen "boom http://www.imdb.com/name/nm1782299/" Poots), per quanto irreversibile sia. Tutto questo, attenzione, perchè ha rinnegato i suoi ex-amici nerd. Che - attenzione - cominciano a sparire uno dopo l'altro grazie al vicino di casa del nostro Bbiuste. Che, attenzione - spoiler alert - è un vampiraccio. Che - wasabi - è Colin Farrell.
Da lì in poi è tutta campagna.

This is not a Charlie Bbiuste.
Questo film ha tutti i difetti di partenza del mondo. È praticamente un pregiudizio in formato 35 mm.
  • È un remake. E i remake lo sappiamo cosa ci causano ai testicoli.
  • È in 3D. E i film in 3D, porca troia.
  • Ci sono i vampiri. Che, di per se, non è un problema - anzi. Però ultimamente è davvero uno smaronamento, un'ostentazione, un "parlarne a caso che pare bello" e invece non lo è.

Dati i dati, uno entra anche al cinema col legittimo sospetto di trovarsi davanti a una secchiata di cacca. E vi confesso che lo sospettavo talmente tanto, ma talmente tanto, che io in sala ci sono entrato solo perchè in questo fottutissimo c'è David Tennant - l'ho già detto? 
No. 
Bene. 
David Tennant è probabilmente il miglior giovane attore inglese. È uno che una sera ti fa Shakespeare, la mattina dopo lo stilista busone in una serie TV, quella dopo ancora il padre di famiglia vedovo, quella dopo ancora il viaggiatore nel tempo eccentrico e con due cuori. Sì, lo sapete di chi parlo. Del laburista.

CUT TO:
Il suddetto esce dal cinema. Sorridendo.

Proprio così. Contro ogni probabilità. E a me piacevano tantissimo quelle probabilità.
Fright Night è divertente perchè è inconsistente (inconsistente film de paura, non inconsistente Ezio Greggio) e i film di vampiri seriosi se li mangia - o, se preferite, se li succhia. Si parla di un film molto teen, con una sceneggiatura che tutto sommato fila e sfacciatamente pretestuosa, attori simpatici (Yeltzin col suo bel faccino, la Imogen che wow-non-vedo-l'ora-di-vederla-nelle-commediole, Christopher Mintz-Plasse nerd e contento as usual). Poi c'è, Farrell - ok, bello come il peccato ma non fa quasi un cazzo - cioè, fa il cattivo ma è facile fare i cattivi, specie se hai la faccia di CF.

Da man.

Ma la morale di Fright Night è che un altro cinema è possibile. Un cinema in cui posso sentirmi lobotomizzato ma non preso completamente per il culo. Un cinema d'intrattenimento in sincrono con i tempi, ma non altrettanto degenere.
E vai con la morale.


Super 8 lo sanno tutti. Troppo facile. Riassuntone a pallettoni:

  • È il nuovo film dello Spielberg degli anni 70/80.
  • È il nuovo film di Jota Jota Abrams.
  • È un film proprio buonissimo. Buono lasagne, per intenderci.
  • C'è Elle Fanning. È un po' meno classicamente bella della sorella, ma compensa in bravura e ti ruba l'anima. Anche il ragazzetto è bravo.
  • Parla di un gruppo di ragazzetti (Goonies) col sogno del cinema (JJ Abrams), capitanati da un ragazzetto che lotta per crescere ( JJ Abrams). Arriva l'alieno misterioso che fa succedere le cose misteriose (Incontri ravvicinati del terzo tipo + JJ Abrams), e che vuole tornare a casa nonostante il governo bastardo (E.T.). Se ne parla anche come di Cloverfield simpatico. More on that later.
  • Questa somma mi rivela che la somma Abrams + Spielberg è più equilibrata di quanto pensassi. Soprattutto considerato che...
  • La postilla del film è la stessa di Lost: Remember and let go.
  • L'unico grande difetto del film, tranne alcuni passaggi di sceneggiatura un po' deboli ma che si risolvono da soli senza neanche troppi "indovinamenti paranormali", è l'alieno del film: è quello di Cloverfield piccolo, quindi è brutto, nel senso che esteticamente funziona poco e non ha segni distintivi. E poi sfido qualunque essere dell'universo a voler stabilire un contatto empatico con lui.
  • La cosa che rende più spielberghiano e meno ambramsitico il tutto è la rivelazione che forse non è solo la “mistery box” il quid dell'occhialuto regista ammerigano - giusto, avete ragione... di Abrams.
  • C'è il bambino di Settimo Cielo. Quello che per un po' aveva la voce di Bart Simpson.

Alla fine di questi film c'è sempre qualcuno con la retina bruciata.


[Attenzione, segue pippotto]
Il paradosso fondamentale del film è che, per una storia in cui “si ricorda e si lascia andare”, si ricorda molto e si lascia andare poco. Come già fatto notare altrove, Super 8 è un'operazione metacinematografica di riciclaggio simile a quelle di Tarantino, dove il punto di riferimento sono le pellicole del padrino stesso del tutto (Spielberg, of course). Cosa che, apparentemente, trucca le carte del gioco, venderebbe l'anima del regista al “diavolo” del 'vecchio' mainstream, ma non alza la posta (semprequi).
All too easy. Perché 
a) Lo Spielberg anni 80 è un modello neutro, non "nobilitabile" da un punto di vista 'politico-estetico', al contrario dei generi solitamente affrontati da QT. Insomma, non c'è peccatore perchè non c'è il peccato. È la forma più sana di entertainment, e manca del potenziale problematico di altri generi più consolidati, dove la storia è al servizio del genere e delle sue regole, anche quando le rompe (western, horror, poliziesco, storico per certi versi, etc. - i generi classicamente ricliclati da QT). Qui è il/i genere/i al servizio della storia, e il nuovo genere derivante è un Frankenstein (come tutti i generi, leggete questo) geneticamente hollywoodiano. Cosa che ci porta al punto b.
b) Resuscitare l'entertainment vecchio stampo è, di per sé, un cavallo di Troia micidiale. È cinema d'intrattenimento, e ok; è un “remake senza originale”, e ok; ma è la rivendicazione (esattamente come in Tarantino) di un cinema diverso, più autenticamente a misura d'uomo – non di target. Questo film è difficilmente smerciabile a teen e pre-teen, ma è su misura per due audience: un audience in odore di investire su una storia altamente emotiva, carica di sense of wonder e quant'altro, e/o un audience consapevole (e forse amante) che esiste un modello. 
c) Sulla nostalgia ci ritorno quando avrò letto Retromania di Reynolds. Perché non ho esattamente un'opinione precisa a riguardo. Per ora mi piace, ma mi spaventa.

"Ma sul giornale non c'era scritto niente..."

Extra: la parentela con Cloverfield, ovvio, c'è. Ma è altrettanto palese che i due film partono da zone opposte del mondo per arrivare all'incirca nello stesso quartiere: CF un monster-movie, il mostro è al centro della questione, possiamo menarcela quanto vogliamo ma il focus è il mostro (e infatti Abrams l'ha lasciato a un altro da diriggere) - è tutto un altro modo (sense of mistery) di dire la stessa cosa (il monster-movie); l'altro è il consueto character study abramsiano con un po' di intreccio, declinato al verbo Spielberg (Cento-cento-cento), e, in fin dei conti, è dire lo stesso modo (sense of mistery) per dire un'altra cosa (il film d'intrattenimento spielberghiano). E siamo nelle vicinanze, ma non sono esattamente sovrapponibili. Comunque poi vi faccio lo schema.
Chi vincerà? Per ora, vince Cloverfield 3 a 0 (Mission Impossible 3, Star Trek 1 e 2). Perchè JJ Abrams, lui senza nascondersi dietro qualcosa, alla fine non s'è ancora visto.
[Fine pippotto]

A bout de souffle, e cercheremo a questo punto di essere bravi e brevi, è il massimo compimento dell'effetto nostalgia. Tanto per fugare il dubbio da sospetti di elitarismo sinistrorso, questo classico del cinema ha un’approvazione del 95% su Rotten Tomatoes.


Più malandrino che puoi.


La storia: il protagonista è Michel, un teppistello maledetto francese che fa le mossette alla Humphrey Bogart. Il nostro ruba una macchina a Marsiglia, spara al poliziotto e giunge a Parigi, dove ad attenderlo ci sono due donzelle. La seconda, Patricia, interpretata dalla impossibilmente bella Jean Seberge, è quellla che gli ha rubato il cuore e di cui vuole definitivamente, a sua volta, rapire l’esistenza. Siamo davanti alla classica dinamica Cavaliere dall’aspetto rude vs Fille ambigua intellettual-liberal-sognatrice: lei crede alle sue promesse; lui, bugiardissimo e misterioso lui, verrà segato dalla polizia per un equivoco piuttosto evitabile - ma non dimentichiamo che è stata proprio la Patricietta a chiamare la polizia per lui.

Lo sapete tutti (vero?) che Godard fa parte della Nouvelle Vague, che la Nouvelle Vague erano tipo dei nerdacci di film (come Spielberg, Lucas e Abrams, però più artistoidi), francesi, che volevano fare il cinema nuovo e far rivalutare al mondo il cinema come arte, e soprattutto i loro filmacci preferiti (tipo, Hitchcock) e tanto altro. È come se io domani mi alzassi e pretendessi che
Ad ogni modo, Godard di questa nuova ondata avrebbe fatto la fine di Alan Moore, o Claudia Koll in mancanza di esempi calzanti.

Espressione dei miei prof di cinema quando leggeranno la mia sintesi della Nouvelle Vague.


Comunque.
A bout de souffle è sostanzialmente un noir girato alla buona. Ed è questo che lo rende divertente. Soltanto che sembra girato alla buona (e per certi versi lo è), ma c'è quell'incoscienza cosciente che è tipica degli sperimentatori. A tratti sembra quasi che la finezza stilistica che l'avrebbe reso famoso sia solo casuale, specie se si pensa a quanto casualmente sia nato il jump cut (il film era troppo lungo, e andava tagliato), e  con quanta sicumera si fanno saltare tutti i codici linguistici del cinema fino ad allora conosciuto e praticato (ma qui, la cosa è sicuramente più ponderata).
La nostalgia tutta culturale (e nerdica) qui costituisce il seme della rivoluzione, la risposta a un mondo che cambia (è il 1960, c'è il gaullismo in Francia) ma non abbastanza, non nella direzione più luminosa. Il fuorilegge va generato, amato – poi braccato e ucciso. Perchè così deve essere, se il cambiamento duraturo ha da venire.

"... poi chiudo il browser. Sta recensione fa schifo".


Insomma, potremmo anche non arrivare da nessuna parte con questo post. E sarebbe identico. Dimostreremmo ancora una volta che il cinema, come l'arte tutta, è fatta di ricorsi, cicli, ritorni sempre diversi - ed è interessante se si pensa la reincarnazione non fa parte della nostra cultura, e che di conseguenza siamo così tanto abituati a pensare in termini di "copia", "plagio", "citazione", "mashup".
La domanda che mi pongo: il riuso è uguale al riciclo? Riciclo=crisi creativa? Crisi creativa=what? Dove va il cinema, la cultura popolare, se da un lato genera intrattenimento Transfomers (presto su questi schermi) e dall'altro cerca di rigenerarsi ogni semestre riproponendo il passato con nuove vesti?
A voi, più in basso e se gradite, l'ardua sentenza.


Morale: 
"Mi ricordo che ho un ricordo. Spero che non me lo scordo" (cit.)



1 commento:

  1. Salve! Ho appena finito di leggere la recensione di "Super 8" come si evince dal fatto che sia qui a commentare...
    Diciamo che sui dati tecnici ci ho capito ben poco, ma concordo sul fatto che il film fosse bello e che l'alieno fosse brutto.
    Detto questo, tolgo il disturbo...

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