buzzoole code

Prospettiva Miyazaki #1 - Lupin III: Il Castello di Cagliostro

Carissime e carissimi, eccoci tornati! Scusate la pausa forzata, ma la vita e i suoi corollari premono e ci si può far poco.

Ma bando alle ciance. Come probabilmente ho accennato mesi or sono, la normale programmazione di recensioni doppie sarà interrotta e amplificata da una amorevole rassegna dedicata a uno dei registi giapponesi, nonché di animazione, più importanti degli ultimi trent'anni: Hayao Miyazaki. Tenteremo di coprire le sue produzioni cinematografiche più importanti, sempre con la simpatica sferzata di affettoche contraddistingue noi (me) di Double Feature.
Ne approfitto per salutare, oltre al nostro esiguo ma fedele zoccolo duro di lettori tutto italiano, i possibili visitatori esteri statunitensi, thailandesi (?!) e russi. Non so come fate, ma vi stimo tantissimo. E già che ci siete, fate una capatina sulla nostra pagina Facebook e Twitter, che al resto pensiamo noi.

Ma cominciamo...
Hayao Miyazaki è questo omino qui:


Lo conoscete indirettamente, di sicuro. Ha diretto alcuni episodi di Lupin III, nonchè il lungometraggio Il Castello di Cagliostro (di cui frappé), ha collaborato all'anime di Heidi, ha creato Conan, ragazzo del futuro. Insomma, ha fatto parte anche della storia delle vostre vite.
Ebbene, perchè dedicargli addirittura una retrospettiva? Perchè? Perchè praticamente lo conoscevo solo di nome e, per quanto affascinato dalla sua estetica, non mi ero mai affidato completamente a un suo film. Per cui, ho deciso di darmi anima e corpo a TUTTI i suoi film. E la cosa sta rivelandosi fertile, al di là di questa serie di reviews.

Il Castello di Cagliostro è il primo lungometraggio dell'Illustrissimo, e, nonostante non sia farina del "suo" sacco (si inserisce pur sempre nell'enorme produzione dedicata a Lupin partorita dalla mente del mangaka Monkey Punch) quanto le pellicole successive, già rivela qualche germe delle tematiche che andremo a eviscerare nei post seguenti.

The Fast and the Furious.
Il sempre arzillo Arsenio Lupin, affiancato da Jigen, si mette sulle tracce della leggendaria dinastia di falsari della dinastia del Caprone, nascosta nel minuscolo principato di Cagliostro: nessuno prima di lui era riuscito a sopravvivere tanto a lungo da portare a risoluzione questo mistero. Il nostro arriva a Cagliostro proprio pochi giorni prima del matrimonio della giovanissima principessa Clarissa con il crudele Conte di Cagliostro, il cui solo interessamento nella ragazza è dovuto al di lei anello, elemento chiave per accedere a un antico tesoro. Ovviamente, il buon Arsenio non perderà l'occasione per impicciarsi...

Fifa in cima a un palazzo a strapiombo sul nulla.
Sul tradizionale impianto da "princess in distress" in salsa Lupeniana (in breve, per gli astemi: il ladro-gentiluomo si ficca in una valanga di guai da cui si sfila grazie alla propria genialità - schivando sempre di un soffio le manette dell'Ispettore Zenigata), Miyazaki trapianta alcune delle tematiche del cinema che di lì a poco farà sue: l'avventura nel reame misterioso e fuori dal tempo, ultima testimonianza di un mondo più primitivo e autentico (Atlantide anyone?), contrapposta al Male metallico e ottuso della violenza militarizzata; la principessa nobile che costituisce l'ago della bilancia, e l'ultima possibilità di redenzione (ma questo è un topos più comune, sono d'accordo).
Però c'è ancora un certo manicheismo "con gradiente" nella caratterizzazione (proprio della serie d'altronde), specie nel Conte e nei suoi scagnozzi, bidimensionalmente negativi (spero non si siano offesi). E, ancora più evidentemente, non c'è ancora nessuno di quei colori steampunk che da Nausicaa in poi diverranno organici all'immaginario di Miyazaki.
United Nations of Zenigata.
Anche l'intreccio è meno meravigliosamente sfilacciato e "suggestivo" di altri film del grande Hayao, ma più tradizionale e aderente al modus narrandi della serie televisiva, con le dovute eccezioni: la maravigliosa sequenze dell'inseguimento in 500 che apre il film e quella negli ingegnosi sotterranei del castello. Ma ci addentreremo nella sontuosa narratività anarrativa miyazakiana nei prossimi post...
L'ora e trentacinque de Il Castello di Cagliostro commuove per la naturalezza con cui emulsiona  l'avventura e la commedia con il genere heist, colorandolo di una poesia e di uno stupore jazzy che incanta ancora le platee televisive che si approcciano alla megatterica saga del ladruncolo francese.
Ma dalla prossima pellicola, le cose si compicano.

Next Time:
Ciocabek vs. Arrivederci Mostro!


Next on Prospettiva Miyazaki:
Nausicaa della Valle del Vento